La firma di appelli è il primo e fondamentale strumento di attivazione di Amnesty International. Peter Benenson, il suo fondatore, lanciò la mobilitazione in difesa del diritto di opinione attraverso la richiesta di aderire ad una petizione.
Da oltre sessant’anni le firme della gente comune mostrano la loro efficacia nel lavoro di Amnesty. L’obiettivo è quello di mobilitare l’opinione pubblica sulle violazioni dei diritti umani: migliaia di cartoline, telegrammi, lettere, fax, messaggi di posta elettronica creano intorno ai singoli casi o alle tematiche più scottanti, una visibilità e un interesse mondiale difficili da ignorare da parte dei destinatari.
Qui di seguito puoi trovare alcuni appelli da sottoscrivere. Bastano pochi minuti: clicca sul tasto giallo, leggi attentamente i dettagli del caso e lascia la tua firma on-line. Grazie!
ISRAELE LASCI ENTRARE GLI AIUTI A GAZA
Il 26 gennaio la Corte internazionale di giustizia ha constatato che i civili palestinesi nella Striscia di Gaza occupata sono a rischio reale e imminente di genocidio. In attesa della sua sentenza finale sulle accuse di genocidio presentate dal Sudafrica, la Corte ha ordinato sei misure cautelari che lo stato di Israele è tenuto ad adottare. Le forze israeliane, al contrario, continuano ad intensificare la loro catastrofica aggressione sulla Striscia di Gaza occupata, minacciando operazioni terrestri a Rafah, mantenendo un quasi totale assedio illegale e disumano e ostacolando l’ingresso degli aiuti umanitari che sono disperatamente necessari. Chiedi allo Stato di Israele di prendere misure urgenti ed efficaci per consentire l’arrivo degli aiuti umanitari e medici necessari in tutta la Striscia di Gaza.
YEMEN: ATTIVISTA PER I DIRITTI DELLE DONNE A RISCHIO DI ESECUZIONE
Non ha visto il sole per un anno Fatma al-Arwali. È stata rinchiusa in una cella seminterrata in condizioni disumane, senza poter vedere i suoi figli e neanche un avvocato. Per otto mesi la sua famiglia l’ha cercata in tutte le stazioni di polizia e le prigioni di Sana’a, la capitale dello Yemen amministrata dal gruppo armato huthi, per poi venire scoprire in modo informale che era in un centro di detenzione senza contatti col mondo esterno. La trentaquattrenne attivista per i diritti delle donne è stata accusata di aver fornito informazioni coperte dal segreto militare agli Emirati Arabi Uniti e condannata a morte al termine di un processo farsa. Aiutaci a fermare la condanna di Fatma prima che sia troppo tardi.
USA: DOPO KENNETH SMITH LA “MASCHERA DELLA MORTE” POTREBBE UCCIDERE ROCKY MYERS
La prima volta è rimasto legato alla barella per tre ore mentre l’equipe medica cercava – invano – di trovare una vena per eseguire l’iniezione letale. Il 25 gennaio invece sarebbero dovuti bastare 15 minuti per uccidere Kenneth Eugene Smith tramite il metodo dell’ipossia da azoto. La sua agonia è durata 22 minuti. “Non ho mai visto un condannato dimenarsi così» ha riferito un giornalista che ha assistito all’esecuzione.
Da quando sempre più aziende farmaceutiche si rifiutano di fornire i farmaci per le iniezioni letali, negli Stati Uniti si cercano metodi “umani” per le esecuzioni. Di umano però non c’è niente. Al condannato viene fatta indossare la cosiddetta “maschera della morte” per inalare azoto puro. Kenneth Smith è stato una cavia. Si è dimenato mentre l’ossigeno finiva, spalancando gli occhi per implorare pietà. La prossima potrebbe essere una persona con disabilità mentale conclamata, Rocky Myers.
Chiedi alla governatrice dell’Alabama Kay Ivey di esaminare tutte le falle riguardanti questo caso di Rocky Myers e di commutare la sua condanna a morte.
USA: CHIUDERE GUANTÁNAMO ORA!
La struttura di detenzione militare di Guantánamo Bay è una macchia evidente e di vecchia data della situazione dei diritti umani degli Stati Uniti. Oggi vi si trovano ancora 30 uomini musulmani, la maggior parte senza essere stati incriminati o processati. Molti, come Toffiq al-Bihani, sono stati torturati dal governo degli Stati Uniti. Toffiq, insieme ad altri 15 detenuti, è stato autorizzato al trasferimento in altri paesi, eppure rimane dietro le sbarre senza accusa né processo.
Il presidente Biden ha l’opportunità di porre fine a queste continue violenze chiudendo il centro di detenzione prima della fine del suo mandato.
Tutti coloro che sono ancora detenuti devono essere rimessi in libertà e trasferiti. Se esistono prove sufficienti e ammissibili, ai sensi del diritto internazionale, per procedere per reati internazionalmente riconosciuti, le autorità statunitensi dovrebbero farlo attraverso una soluzione giudiziaria equa dinanzi a un tribunale federale, senza ricorrere alla pena di morte.
La chiusura di Guantánamo non riguarda solo le persone attualmente detenute, ma anche i crimini di diritto internazionale commessi in oltre 20 anni e la mancanza di responsabilità e riparazione nei confronti di tutte le vittime di violenze.
ISRAELE/GAZA: CESSATE IL FUOCO
L’escalation senza precedenti del conflitto tra Israele da un lato e Hamas e altri gruppi armati palestinesi dall’altro sta distruggendo innumerevoli vite. Gli incessanti bombardamenti israeliani stanno facendo salire in modo impressionante il numero delle vittime civili a Gaza. Questa è stata la risposta agli orribili attacchi e alla cattura di ostaggi compiuti in Israele da Hamas e altri gruppi armati palestinesi.
I razzi che continuano a essere lanciati contro Israele pongono a rischio la popolazione civile. L’assedio rafforzato di Israele nei confronti di Gaza ha bloccato l’ingresso di beni fondamentali come acqua, cibo e carburante, costringendo oltre due milioni di abitanti a lottare per la sopravvivenza. La catastrofe umanitaria provocata da 16 anni di blocco illegale di Israele nei confronti della Striscia di Gaza occupata non potrà che peggiorare se i combattimenti non si fermeranno immediatamente. Tutte le parti in conflitto continuano a commettere gravi violazioni del diritto internazionale umanitario, compresi crimini di guerra. Di fronte a questa devastazione e a questa sofferenza senza fine, deve prevalere l’umanità. Firma la nostra petizione e sollecita i leader mondiali a chiedere un immediato cessate il fuoco a tutte le parti in conflitto e a porre fine alla catastrofe umanitaria in corso a Gaza.
IRAN: SALVIAMO AHMADREZA DJALALI DALLA PENA DI MORTE
Ahmadreza Djalali è un medico iraniano, residente e naturalizzato in Svezia. Docente e ricercatore in medicina dei disastri e assistenza umanitaria, ha insegnato nelle università di Belgio, Italia e Svezia. Lavora nel campo della Medicina dei disastri dal 1999 e ha scritto decine di articoli accademici. E’ stato condannato in via definitiva a morte da un tribunale iraniano con l’accusa di “spionaggio”.
Djalali è stato arrestato dai servizi segreti mentre si trovava in Iran per partecipare a una serie di seminari nelle università di Teheran e Shiraz. Si è visto ricusare per due volte un avvocato di sua scelta. Le autorità iraniane hanno fatto forti pressioni su di lui affinché firmasse una dichiarazione in cui “confessava” di essere una spia per conto di un “governo ostile”. Quando ha rifiutato, è stato minacciato di essere accusato di reati più gravi.
L’Università del Piemonte Orientale, dove ha lavorato per alcuni anni, è sempre rimasta in contatto con la moglie Vida Mehrannia e ha messo in atto ogni possibile intervento, in accordo con le istituzioni nazionali ed europee, per richiedere la liberazione di Ahmadreza. Chiediamo alle autorità iraniane di rilasciare immediatamente Ahmadreza Djalali e alle autorità svedesi di agire per riportarlo a casa.